Francesco Giannelli: essere architetto
Quando l’uomo si è fermato, quando ha smesso di essere nomade per vivere da sedentario, si è inventato il ruolo del costruttore, figura divenuta via via sempre più importante fino a sfaccettarsi e prevedere anche quella dell’architetto, titano nella terra, unico essere vivente in grado di modificare l’opera del creatore: montagne affettate per fare strade, case, templi, palazzi, statue, e centro del potere.
Sin dall’inizio della civiltà questo ruolo è stato così determinante che se mancava chi dicesse come edificare venivano interpellati i sacerdoti, ritenuti in intimo rapporto con le forze che governano la natura.
L’insostituibile esigenza di garantire condizioni e luoghi adatti alla supremazia dell’uomo sulla natura è sfociata nella necessità di organizzare sempre meglio i sistemi del costruire e lungo i secoli, ha fatto dell’architetto un protagonista estremo, perfetto ed inattaccabile… fino all’anno zero.
Questo è lo scenario in cui ci muoviamo “liberamente” in un mondo troppo stretto senza una legittimazione fatta di stima, rispetto ed ossequio. Ma siccome abbiamo tutti il diritto di essere architetti, quello mio é concepito come uno stile di vita, accanendomi ogni giorno in un moto serio e professionale di riconoscimento, in una missione instancabile fatta del meravigliarsi e meravigliare con le proprie costruzioni tendendo alla perfezione, ricercando lo stupore della gente attraverso il progetto perfetto e cercando di costruire quello che ho sognato. Quando non ci riesco, quando la burocrazia, la stupidità e la prepotenza delle leggi non ci aiutano a crescere assecondando la dilagante mediocrità, sconfortato, se mi chiedo perché faccio l’architetto rispondo che, diversamente, non sarei un uomo felice.
Intervista a Francesco Giannelli
Essere un architetto nel disegno
Studio di architettura AFG
Pordenone - Piazzetta Risorgimento 16